"The unexamined life is not worth living"
Socrates
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lunedì 11 novembre 2013

ESISTE LA VERITÀ?


Nella società moderna spesso si tende a dubitare dell'esistenza della verità e ad affermare che essa è relativa poiché legata all'opinione propria o degli altri e alle circostanze storiche in cui essa si afferma. Questo è il risultato di alcune correnti filosofiche dell'ultimo secolo e mezzo che invece di negare l'esistenza della verità, come facevano gli scettici, hanno pensato di ridefinire la verità come qualcosa di relativo privandola così della sua essenza.


E' giusto quindi chiedersi prima di tutto che cosa sia la verità. Da sempre l'uomo ha avuto la tendenza a trasformare una dottrina o teoria esterna (cioè non proveniente dall'esperienza del soggetto) in verità e, partendo da essa, a giudicare la realtà. Tale atteggiamento porta proprio ad affermare la relatività della 'verità' poiché il soggetto accetta l'opinione degli altri senza preoccuparsi di verificarne la realtà fattuale, per cui come un individuo può accettare una dottrina così egli potrebbe anche accettare quella opposta. Bisogna dunque iniziare dall'esperienza personale della realtà. Tuttavia se tale esperienza si basa solo sull'osservazione delle cose e ancor di più se essa non viene confrontata con l'esperienza altrui, finisce per diventare una semplice opinione dell'individuo che non ha nulla in comune con la verità oggettiva. Persino nel caso della conoscenza scientifica, la quale si basa su una serie di osservazioni che vengono poi sperimentate attraverso l'oggettività matematica, sussiste una certa 'relatività' che porta gli stessi scienziati a dubitare di una teoria non appena essa sia stata proclamata come vera.


Ciò non vuol dire che in tutti i tipi di conoscenza sopra menzionati non vi possa essere verità, ma significa che è necessario uno spirito critico che cerchi di ancorare queste conoscenze alla realtà così come essa è veramente, cioè all'essenza delle cose. Quest'ultima può essere conosciuta attraverso un processo intuitivo che richiede non solo particolari capacità intellettive, ma anche un atteggiamento rispettoso nei confronti dell'essere, sincerità, scrupolosità, e sete di verità. Solo una conoscenza essenziale può portarci alla verità. Definiamo quindi la verità come adaequatio rei et intellectus (adeguazione dell'intelletto alla cosa) poiché sono le cose stesse, espresse nella loro essenza, a determinare la verità o meno di una conoscenza.


Una conoscenza che si basa sull'essenza di una cosa sarà sempre valida, poiché l'essenza non cambia (se ciò dovesse accadere, la cosa stessa smetterebbe di esistere), essa porta dunque ad una verità universale cioè valida in ogni tempo ed ogni luogo. Esempi di verità universale sono la differenza aristotelica tra causa efficiente e causa finale, e il fatto che l'uomo sia nato per amare ed essere amato sulla base della sua essenza di 'essere in relazione' (come già discusso nell'articolo "Sarà per amore che vivrai in eterno"). 

Chiamiamo invece 'verità' particolare quella conoscenza che, non basandosi sull'essenza delle cose, è relativa, quindi legata ad una specifica condizione e periodo storico. Tale è per esempio il caso del'omosessualità, sia nell'opinione del movimento gay sia in quella delle diverse religioni, perché in nessuno dei due casi ci si è preoccupati di conoscere l'essenza dell'omosessualità la quale rimane tuttora sconosciuta. Tuttavia entrambi i pareri sull'omosessualità vengono venduti come verità universale. Ciò è successo ripetutamente nel corso della storia ed un esempio è quello della schiavitù ritenuta giusta e difesa come verità da tanti, compreso Aristotele, ma ritenuta inaccettabile ai giorni nostri poiché la libertà è parte della dignità essenziale della persona. E' dunque necessario dubitare di ciò che viene proposto come vero e chiedersi se realmente si basa sull'essenza dell'oggetto in questione. 

giovedì 31 ottobre 2013

LE RIVOLUZIONI INDIVIDUALI


Ogni essere umano, sin dai primi anni di vita, attingendo alla propria esperienza e alle idee che gli vengono comunicate, sviluppa una propria visione del mondo, o per essere più precisi produce o aderisce ad una Weltanschauung (il termine tedesco viene tradotto con "visione del mondo", ma esso possiede una dimensione sovrapersonale, quindi va oltre il punto di vista individuale), cercando così di organizzare la propria esistenza e di trovare il proprio posto in questo mondo. Tale idea su "come vanno le cose" può essere costruita su menzogne (certamente non riconosciute come tali) o su verità, ma solitamente si presenta un miscuglio di esse, ed essa include: l'identità dell'individuo, l'ordine del mondo, l'esistenza o meno di Dio, le regole per relazionarsi, la scala delle priorità, il proprio progetto di vita (queste idee o concezioni in particolare vanno a costituire la struttura portante della propria Weltanschauung e li chiameremo paradigmi) ecc.. fino ad includere l'opinione su ogni persona conosciuta o il giudizio sui singoli avvenimenti. Ogni uomo si muove all'interno della visione del mondo da lui costruita e attraverso di essa opera le proprie scelte.


Tuttavia ogni persona, nel corso della vita, si trova ad affrontare avvenimenti che possono mettere a rischio la propria visione del mondo perché in contrasto con suoi paradigmi. Tali avvenimenti possono per esempio essere la morte di una persona cara, l'entrare a contatto con una povertà estrema, innamorarsi profondamente di una persona e così via; essi saranno diversi per ogni individuo a seconda di quali siano i paradigmi della sua visione del mondo.  Di fronte a questi avvenimenti la singola persona può scegliere di adottare tre diversi atteggiamenti: ignorarli relegandoli nell'inconscio; cercare di giustificarli attraverso il ragionamento, rimanendo all'interno della propria Weltanschauung; cambiare i paradigmi dando origine ad una "rivoluzione individuale" che produrrà una nuova visione del mondo.


Nella vita dell'essere umano avviene dunque ciò che Thomas Kuhn aveva teorizzato per la storia della scienza. Secondo il filosofo statunitense la scienza nel suo processo storico non accumula verità l'una sull'altra, ma essa va sviluppandosi attorno a delle idee principali che chiama paradigmi. Nei periodo di "scienza normale" gli scienziati sviluppano delle nuove teorie che non vanno ad intaccare il paradigma. In seguito vi sono delle scoperte che mettono in crisi il sistema scientifico costruito, portando a "rivoluzioni scientifiche" durante le quali viene generato un nuovo paradigma. L'esempio più rappresentativo è quello del sistema copernicano che andò a sostituire quello aristotelico-tolemaico, rivoluzionando così la scienza di quel periodo storico.


La scienza, con il suo metodo e il suo procedere storico verso la verità, diventa dunque esempio per un corretto sviluppo dell'essere umano e per l'individuale cammino verso la verità ed una vita più piena. Come lo scienziato dubita di ciò che è dato per certo e coglie il rischio di sperimentare qualcosa di nuovo che la realtà presenta come vero, così ogni persona trovandosi di fronte ad avvenimenti che contraddicono la propria visione del mondo deve dubitare della veridicità di quest'ultima e prendere il rischio di costruirne una nuova che riesca ad includere anche quegli eventi. 


La vita presenta tuttavia una differenza fondamentale rispetto alla scienza: essa è più profonda, esistenziale e per questo acquista una maggiore drammaticità e radicalità. Per uno scienziato, sperimentare una nuova teoria, significa dedicare molto del suo tempo e faticare molto; ma per un individuo, investire nello sviluppo di una nuova visione del mondo, significa andare in contro alla disgregazione provvisoria della persona stessa, della propria identità e del proprio mondo: significa perdersi temporaneamente, e senza la possibilità di poter tornare indietro alla visione del mondo precedente. Una tale scelta richiede quindi una particolare forza personale e il coraggio degli eroi. E' chiaro, adesso, perché in molti preferiscano sfuggire dalla vita e rimanere rinchiusi nella propria Weltanschauung. Ma quest'ultima decisione porta, nascosto in sé, un pericolo maggiore: quello di non vivere ma di sopravvivere miseramente costruendo tutto su una mezza-verità, il pericolo di non esistere. Il premio, invece, per coloro che avranno scelto di scommettersi sarà alla fine una vita più piena, assaporata fino in fondo e il raggiungimento di una verità più profonda di quella scientifica.